Questa è la quinta puntata dell'inchiesta nata dalla collaborazione tra il quotidiano italiano Domani e The Why Wait Agenda: un approfondimento a puntate sul tema della scelta di fare figli, sempre meno frequente, sempre più spesso ritardata, specialmente in Italia. L'articolo è stata pubblicata su Domani lunedì 22 maggio 2023. Qui di seguito, le prime righe.
Fermare il tempo è uno dei sogni più antichi degli esseri umani. Rallentare l’invecchiamento, eludere le leggi della biologia. Per ora è solo fantascienza, ma qualcosa di simile esiste: si possono estrarre le cellule riproduttive, metterle sotto zero, e utilizzarle per una gravidanza a distanza di anni.
Con lo spostamento in avanti dell’età in cui si mette su famiglia, la possibilità assume ancora più rilevanza. Alla ricerca di un figlio si arriva a volte ormai tardi e sono frequenti i problemi di infertilità dovuti proprio all’età, specie per le donne: perché col passare degli anni diminuisce la quantità e qualità degli ovuli (tecnicamente: ovociti). Quindi si può usare la scienza per metterli da parte quando sono “giovani” e usarli una volta raggiunta la stabilità economica e professionale, o trovato il partner giusto.
Ma la verità è che solo un migliaio di donne in Italia ha scelto finora il cosiddetto “social freezing”, cioè la pratica di congelare i propri ovuli senza una ragione legata alla salute, e in un momento della vita in cui non si desidera o non si può avere figli. Secondo dati inediti dell’Istituto superiore di sanità italiano sono state solamente in 909 a farlo tra il 2015 e il 2020. Il totale degli ovociti conservati è circa 6.200; nel 2020 per esempio solo 147 donne hanno effettuato questa crioconservazione ovocitaria “elettiva” (cioè scelta volontariamente), mettendo sotto azoto liquido un totale di 992 ovociti.
Come mai la pratica non prende piede? L'intero articolo è disponibile in italiano su Domani a questo link
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